L'ho detto mille volte che son solo io, Solo resterò. La zingara alle porte di San Mamolo Mi vide e mi baciò Senza contarci i passi su per l'eremo salimmo che beltà Ciliegie e fichi giovani Senza disturbarci chi eravamo non importa, Siamo qua camminatori anomali E dubbi sempre giovani Godin. E vivo in me il ricordo da bambino: Il canneto ballerino, Gianni il corto, Gianni il sordo, Gialle piane estive. E vivo anche il cavallo zoppo, il semolino, l'aglio l'arrotino, Il senatore in piazza il senatore ingrassa, Il contadino porta voti e lo ringrazia, pioverà! Ma poi miele fichi e vino insieme sulle rive del mio Nilo Ergevano il sospetto di un amplesso Cercavano il pretesto mentre l'acqua e il mio riflesso Per sempre perdevano il bambino, Perdevano il bambino. Mentre mi sentivo oppresso Dal sesso ogni mattino Nel mio letto sempre rigido finiva ogni mio sogno Affogavo il desiderio nella mano con violenza Quel dolce mio respiro sui seni di zia Mina Quel dolce mio sospiro perdeva l'innocenza. Ma sono venuto su robusto e forte Abile scultore Per ogni donna che io perdo La mia opera si perfeziona E se non troverò chi mi consola tanto meglio Sarò come la luna e non mi sbaglio Così con gran stupore da traviato tribolato Di colpo io sarò consolatore, Di colpo io sarò consolatore Di chi non ha mai amato.