E quando i cardini Non sorreggono più la storia E l'io è un altro E il Tempo è ora Ecco l'istante che un incanto si produce: È un dio che sputa La sua risata In faccia a chi s'illude Di avere in pugno il cosmo È un dio che sputa La sua risata In faccia a chi si chiude In Sé, in un Dio, in un Mondo È un dio che sputa La sua risata In faccia a chi del tempo Fa ruggine nel tempio infame Dove il Soffio è Capitale E inonda il mondo Del suo seme di scambio funereo ed infecondo È la bellezza, idiota – puro contorno, immenso gioco Rivoluzione permanente – nessuna orbita, ma fuoco È la bellezza, idiota - forma, potenza, nobiltà Trasformazione incandescente - d'incomposta eternità È un dio dal gesto distruttore Dalla levità insaputa Di chi sputa Il suo sublime riso Nel viso del sepolcro vivo Che attende un giudizio Imbiancato e non vede Ciò che grida libertà E per questo creperà con la terra nella bocca Sotto a chi tocca... Lieve, inafferrabile, giocoso dio che sputa A chi non prende alla lettera il suo soffio analfabeta Non vuole predicati Né segni né mercati Né icone escrementizie Né prelati È un dio che sputa È come un lama Come una lama taglia Ed il suo taglio è il suo grido di battaglia Incide, recide e nulla decide Ma tutto deride e annichilerà Non vuole e non tiene e nulla ritiene Ma nella sua bocca è l'eternità È un dio che sputa La sua risata In faccia a chi s'illude Di avere in pugno il cosmo È un dio che sputa La sua risata In faccia a chi si chiude In Sé, in un Dio, in un Mondo È un dio che sputa La sua risata In faccia a chi del tempo Fa ruggine nel tempio infame Dove il Soffio è Capitale E inonda il mondo Del suo seme di scambio funereo ed infecondo