I miei figli arroccati sul pennone Miracolo di un sogno ad occhi aperti Giù per il gorgo delle cupe, oppure La distesa azzurrissima del grano Che ogni vento scompiglia Ma restando aggrappati alle mura In cima al cuore che naviga il suo sogno Tornare dentro l'agitazione cosmica del microbo Che tocca nel suo minimo cammino le molle universali Che scombina gli ingranaggi del mondo È questo il meccanismo del randagio La notte chiede di essere percorsa A piedi, con il corpo, dentro uno spazio La casa, come l'auto, è un rimedio ingannevole Che priva del piacere di perdersi Guardando con la testa all'insù Di lasciarsi abbracciare dal freddo e dal caldo Di ragionare a voce alta di tutt'altro Rispetto a quello che si congettura Quando il corpo è al sicuro Assassino il mestiere: la corteccia Entro cui muovermi senza molto rischio Guardo il ricordo farsi mio memoriale nella luce E sforo nella bella lontananza Che è ricongiungimento