Io sono il Sopravvissuto, Son trino e non uno, Son vuoto a metà e non mi aspetta nessuno Un contemporaneo di ciurme sumere, Un compatriota di genti straniere In testa il tormento, In pancia il dolore Di un nulla di cui io stesso sono il motore In pancia il dolore, In testa il tormento E una rotta ostinata che va controvento Come se non ci fosse un domani (Come infatti non c'è). Ho imparato che è dal fallimento che nasce l'azione E che il vuoto è possibilità di creazione Quel tipico odore di terra bruciata, Scordando lo zaino all'ultima fermata. Il lato malato della libertà, Abele e Caino siamesi a metà. L'errare è di Abele, l'errore è Caino, Il tiranno e lo schiavo hanno perso il cammino Come se non ci fosse un domani (Come infatti non c'è). Il punto è questo e un rimedio io non l'ho trovato (Ma conoscere il punto è già un buon risultato): Torturo il passato e misuro il futuro Ma intanto il presente se ne va affanculo. Ti giuro, non vedo a un palmo dal naso, Ma vuoi mettere la soddisfazione a procedere accaso? Che il vuoto è principio immanente, Olendo fondare la causa sul Niente Come se non ci fosse un domani. (Come infatti non c'è). Avrei voluto suicidarmi, Ma non ho avuto mica tempo. Eppure i condor mi mangiavano gli occhi, E forse questo voleva dire che ero già cadavere di una vita differita. Allora, al mio funerale, Fra gli elogi e i pianti Di quelli che una volta erano stati i miei nemici, Mi sono sostituito al mio corpo Nel sacco nero, E sono scappato da me. Ora non avevo più un'ombra, Non avevo più un nome, Ma forse un'ombra e un nome Non ce li avevo mai avuti. Sono tornato a cercare il mio mare, Sono tornato a pescare sillabe. Perché non sai mai cosa sei, E non sai mai cosa vuoi. Non vuoi mai cosa sei E non sei mai cosa sei. E se pensi che ormai Non sei più tu, Allora non sei mai Stato tu. Ogni cosa Può cambiare in un istante. Il Demone è figlio di luna calante. Il Tempo è l'oceano, ed io il navigante.