Naufrago fra le onde di sabbia, Stivato nella pancia gigante di una barca bianca. Senza rifugio, difesa, né nome, lui scappa Nel vuoto di un'amnesia E nell'apnea del respiro che manca. "Tu partirai con dolore" Le ombre spariscono quando ti butti nel mare. La mente può dimenticare Ma il cuore non può più scordare. I demoni sui fragili bordi li lascia sospesi ad oscillare. Ma scappa dai mostri, i feroci e veloci cagnacci, Non sente per niente i rimorsi Ma solo un po' i morsi sui polpacci. Corre vestito di stracci e non ha più paura Della visione futura di qualche sciagura. Allora si ferma, si volta e guarda negli occhi quei cani. Loro lo fissano immobili. Lui apre le mani. "La mia ferita esiste prima di me. La mia ferita esiste dopo di me." Corre, non può più fermarsi e va fino al confino, Perché alla fine il destino di tutti è clandestino. "La mia ferita esiste prima di me" Seduto in una taverna ora si versa il vino, accanto Ad un Marinaio, un Cieco, un Baro e un Bambino. A volte la fuga è l'ultima carta per dire di No. Per dire di No. Il Vecchio era un marinaio. Era anche un marinaio. Per scappare dal colera e dalla galera Salpò su un'altra galera, con vele rosse e bandiera, Con clessidra alata e un teschio sulla chiglia nera. Non ricorda più il suo nome qual'era, Il suo volto rugoso è sferzato dal tempo E la voce grattata dal vento narra il fallimento Di un suicidio e di un ammutinamento. Una vita a cercare una via per non obbedire né comandare, Una vita a morire infinite volte prima della morte definitiva. Il comandante, senza una nave, si guarda allo specchio e non sa più che fare, Ma la nave senza un comandante, alla fine, può pur sempre navigare, alla deriva.